Ametiste, quarzi, agate, tormaline, piriti, labradoriti, malachiti. In questa breve esplorazione della materia, i geodi ritratti si trasformano in altro: forme astratte, mondi da osservare, storie possibili di oggetti venuti da chissà dove. Nell’essenzialità della rappresentazione, ogni pietra si fa portale verso dimensioni sconosciute, sospese tra il tangibile e l’onirico. Le superfici tagliate e levigate rivelano non solo i dettagli intrinseci della loro composizione, ma creano anche frammenti di paesaggi cosmici, come minuscole galassie imprigionate nel minerale. Ogni geode, con i suoi strati multicolori e le sue venature, invita a perdersi nei suoi dettagli, a immaginare storie di creazione e trasformazione, di forze geologiche che si legano ai misteri dell’universo. In queste immagini, la materia eleva la sua forma e i suoi colori; le pietre non sono più semplici oggetti, ma racconti in potenza, forme astratte che suggeriscono viaggi in mondi sconosciuti e lontani. L’oggetto si emancipa dalla sua origine terrestre per diventare simbolo di qualcosa di più grande, di eterno e imperscrutabile.